mercoledì 20 gennaio 2010

MARTA GARA per FASHION IN TOWN 2009

Io sono una cronista. E sono “giovane”, almeno così dicono i colleghi. Ho 24 anni. E so che altri della mia stessa età scattano e scrivono report da New York. A me è toccata Perugia. Sono una spettatrice non pagante, soddisfatta di poter osservare. Io vedo le scene sempre in movimento, seguo i giovani e le loro differenze. Ho abituato l’occhio alle comunità, le loro scie. Ben attenta ad avvertire se un elemento si distacca ed avanza. Pochi volti che spingono le giornate in direzioni più colorate e animate. Desiderosi di esprimere valori più o meno laici: l’azione teatrale, la cura artistica di un evento, l’offerta di spessore musicale ad un incontro. Inanellate occasioni di svago che fanno apprezzare il gusto del preparato: dal martini bianco davanti al dj al cd acquistato a fine concerto dalle mani del cantautore. In mezzo immagini (girate in digitale) da una generazione di trenta-quarantenni. Sicuramente giovani, anche loro. Ma meno di me. L’età, infatti, abbassandosi, esaurisce la creatività. Mai vista, in vero, da molti. E, come dice il mio direttore, è inutile allora avventurarsi nella loro mente: siamo fatti di un’altra pasta. Si continui il viaggio, contando le iniziative appese all’abaco. È la politica come cambiamento quella che ispira alcuni gruppi di ventenni a spendere tempo per la causa, sotto un partito o un’altra bandiera. L’esito pubblico di tanto impegno sono spesso le feste, rari e caotici luoghi di condivisione. Non dimentichiamo il vasto novero di chi lascia una traccia in sottopelle, aiutando il prossimo. L’età oscilla come un termometro febbricitante d’inverno. Tende ad alzarsi. Senza esiti chiari. E senza bellezza. Si contano questa volta sulle dita gli esempi, a Perugia, di fresca ricerca estetica. Quei guizzi di progettualità per la sola espressione di sé che salvano la mente dal grigiore. Non arrivano alla definizione di collettivi. Figure isolate, piuttosto. Tocchi di autentica innovazione che per esser tale non può dedicarsi ad altri amori. E si perdono in un tessuto flebile, inesistente. Artisti sono del resto abituati alla ricerca estetica che non si appaga a Perugia. Tessuto flebile per chi prova a esprimere l’arte. Una scostante curiosità che non si sofferma, sono questi i giovani (poco cittadini) del capoluogo umbro. Ogni riferimento è alla media naturalmente, e all’impatto sul collettivo. All’invisibile è lasciato tutto il resto.