mercoledì 20 gennaio 2010

CREDITI FASHION IN TOWN 2009



ORGANIZZATO DA: ASS. PERUGIAFASHIONLAB
CON IL PATROCINIO DEL COMUNE DI PERUGIA

SANDRO ALLEGRINI per FASHION IN TOWN 2009

I dizionari non si leggono: si consultano. È questo lo spirito con cui il fondatore dell’Accademia del Dónca, Sandro Allegrini, si è accinto ad affrontare un impegno che lo coinvolge da qualche anno e che lo vedrà attivo per un altro quinquennio. Si trattava, in primo luogo, di elaborare un prodotto editoriale che potesse risultare godibile e di agevole lettura. E che venisse a colmare il vuoto costituito dalla mancanza di un dizionario della lingua perugina.
Ci sono, è vero, le noterelle di Luigi Catanelli e gli “Appunti” per un vocabolario perugino di Ruggero Orfei. Ma un’opera completa, che intende rivolgersi anche a un target di lettori generalisti – oltre che al pubblico degli specialisti o degli appassionati – finora non esisteva.
Da qui nasce il progetto di proporre i cinque volumi di spigolature antropologiche e di varia umanità contenute, in numero di cento schede, in ciascuno dei tomi. Dunque un repertorio complessivo di 500 brani, più il vocabolario che ne costituirà la naturale conclusione.
Già si parla di “Dizionario del Dónca” in quanto Allegrini se ne ritiene coautore con tutti gli iscritti all’Accademia che – coi loro scritti in poesia e in prosa, col portato della loro esperienza e delle rispettive riflessioni – forniscono altrettanti input per la realizzazione dell’opera. Un prodotto “corale”, dunque, anche se unico ne è il redattore.
Il secondo volume, intitolato “Nuovi frammenti di lingua perugina. (Quasi) un dizionario” (pagine 426, Morlacchi Editore) si legge facilmente, anche per la semplificazione di scrittura, avendo l’autore ridotto all’essenziale i fastidiosi segni diacritici.
Una sezione, unica nel campo della lessicografia dialettale, è costituita dalle etimologie latine attraverso le quali si ripercorre l’origine dei termini in perugino. Anche per finirla, una volta per tutte, con le assurdità intorno alla presunta rozzezza della lingua del Grifo.
Una grafica elegante impreziosisce la copertina e le singole sezioni. Opere dell’incisore Serena Cavallini, allieva prediletta di padre Diego Donati. Sono scorci della città, spesso inediti, senza però trascurare le emergenze monumentali di forte significato evocativo. La copertina del primo volume portava le Fonti di Veggio, limite storico e geografico tra la zona urbana e il contado. Il secondo tomo propone l’Arco di Augusto.
L’esergo del primo ricordava Claudio Spinelli. La dedica del secondo è rivolta ai nipoti dell’autore (Giovanni, Peppino e Sofia), nello spirito di continuità tra generazioni.

FEDERICA SPAGNOLI per FASHION IN TOWN 2009

Per la città di Perugia Spagnoli è sinonimo di tradizione. E Federica Spagnoli Coen, nipote di Luisa Spagnoli che, con Buitoni, diede inizio alla Perugina negli anni ’60, è la responsabile del punto scuola che dal 1998 fa parte del circuito “Peccati di Gola”.
Un connubio che da solo basterebbe a raccontare la continuità dei sapori del capoluogo umbro. Ma la signora, che ha il suo quartier generale a San Vetturino, ridona vita ogni giorno agli insegnamenti del passato. Tanto che difficile è rinunciare ad una chiacchiera, seduti alla sua tavola.

Federica, che cos’è per lei la tradizione?

“Significa trasmettere ai nostri figli abitudini e usanze che noi abbiamo ricevuto dai nonni e dai genitori. E questo nel nostro territorio vale più che altrove. Il perugino è infatti notoriamente chiuso, diffidente, sia nell’accettare le persone che le novità. ‘Chi lascia la strada vecchia per quella nuova, sa quel che lascia ma non sa quel che trova’, è questo il detto che gli si addice. E spesso non a torto”.

Come mai, tra le strada tracciate, lei ha scelto proprio la cucina?

“La cucina, nella mia vita, è venuta da sé. Vittoria, la mia nonna paterna, una degna nuora della nonna Luisa, aveva colto nel segno i nostri aspetti genetici. A sei-sette anni ho già delle foto in cui lei mi insegnava a fare il pane. Per questo per noi sedersi a tavola è sempre stato un momento di grande convivialità. E quando ti siedi ad attenderti ci deve essere qualcosa di genuino”
Una filosofia di vita.
“Non solo, una tradizione di grande palato, che ho fatto mia con l’osservazione. Pensi che se a mio nonno davano uno cioccolatino senza incarto, lui mangiandolo riconosceva la marca. Non a caso, oggi, mia cugina si diletta a fare cioccolatini. Insieme al mangiare, poi, va il contesto: quando si riceve qualcuno ci sono delle regole. Di fronte agli amici o alla famiglia bisogna trasmettere amore, farla sentire a proprio agio a casa tua”.

Dove le radici umbre si intrecciano con gli usi della sua famiglia?


“Nei cibi della tradizione. A Pasqua si mangia la torta di formaggio e la ciaramicola e a Natale cappelletti e galantina. Pensi che ogni anno, un paio di settimane prima della Natività, ci riuniamo un giorno con mia sorella che abita a Roma per fare i cappelletti. Quando invece è il compleanno di papà, il pasticcio di maccheroni è d’obbligo. Perché anche se non è una ricetta umbra , esaudisce i suoi desideri nel giorno a lui dedicato: è un ricordo di famiglia e ci fa tornare a casa. Lo stesso quando salgo da mio fratello a Milano, e gli porto le salsicce di qui. Sono sapori che danno sicurezza”.

E ai suoi allievi, come insegna a conservare la tradizione?

“Noi facciamo lezioni a tema, ci aggiorniamo, insegniamo tipi di cucina diversi per essere al passo con i tempi. Importante però è che ci ricordiamo da dove veniamo. Il sushi può essere un intermezzo, e conoscere serve a scegliere. Perché la tradizione, in fondo, si mantiene facendo sedere a tavola gli amici, con la più complicata cucina francese o con pane e salame. E in questo i perugini, che aprono la porta di casa solo quando sanno di avere accanto persone autentiche, sono dei maestri”.

MARCELLO ARCHETTI per FASHION IN TOWN 2009

I shop therefore I am
Fashion: turn to the left
Fashion: turn to the right
And we are coming to town
Beep Beep (David Bowie)

Fashion

La moda è un visibile e determinato modello sociale, esprime le sicure e distinte valenze simboliche di identità individuali e collettive, ha una “funzione rasserenante”. La moda è una esperienza di autoidentificazione, si costruisce come una “illusione necessaria”, produce una industria culturale.
Durante l’acquisto il soggetto compratore lavora per trasformare l’oggetto che acquista in qualcosa di significativo per lui, immaginando e ricontestualizzando l’oggetto acquistato e se stesso - in relazione ad altri -. Gli acquisti sono atti rituali per dare senso al proprio ambiente tribale-sociale di appartenenza, sono usati per comunicare un identificare-identificarsi-farsi identificare e per darsi senso, ma anche per offrire una qualche immaginaria distinzione sociale.
I soggetti compratori desiderano dimostrare-dimostrarsi le rispettive categorie personali di significato, in questo caso nella moda; di fatto – e spesso inconsapevolmente - costituiscono poi radicati e particolari sistemi culturali collettivi di significati.

in Town


“I perugini possiedono ed esibiscono una determinata e qualificata moda, quasi una ricercata e voluta eleganza. Ci tengono, ne parlano e si propongono con un preciso, attento ed esibito stile” (L’identità urbana della città di Perugia, 2004).
Durante gli acquisti in luoghi commerciali (anche essi carichi di sottovalutati significati e di forte rappresentanza sociale) le mode riempiono i luoghi della città (una volta a Perugia erano “in centro storico”…) e così le mode forniscono le opportunità di sperimentare le autoidentificazioni e i legami sociali che in questo momento le stesse città - comunità contemporanee non riescono più a progettare-costruire-costituire. Attualmente dove e quali sono i luoghi del mostrare una qualche moda identitaria e sociale (una volta a Perugia la sfilata era “nel fare una vasca” in corso Vannucci)?

When love comes to Town (U2)


Ma ora che cosa è la città di Perugia, dove è la città di Perugia, dove inizia e dove finisce la città di Perugia, quali sono i limiti e i confini della città di Perugia? Quando la città di Perugia sarà e si sentirà una city? Come “si fa” una città? Dove sono i luoghi in cui si abita una intensa produzione di significati collettivi di conoscenza (prima, ma con quale sistema cognitivo?), di appaesamento (durante, ma a quali condizioni e con quali strumenti del “sentire” in possesso?) e di appartenenza (successivamente, ma dopo quanto tempo e con quale intensità misurabile; e forse mai più?). A quando “Il cielo sopra Perugia” (Wim Wenders)?
Da Fashion in Town Perugia 2009 a Fashionable Town Perugia (in quale anno?). Quando la città di Perugia sarà di moda? Per adesso sfogliamo le pagine di moda, vediamo le fotografie di moda, leggiamo i luoghi di moda, alla ricerca della identificazione>identità di moda…; e così, buon Natale 2009.

Marcello Archetti antropologo
54 anni
Serra S. Quirico (Ancona)
Perugia è… è Perugia

MARIA GRAZIA NICO per FASHION IN TOWN 2009

La città di Perugia è stata favorita nei secoli dalla sua posizione geografica, dominante rispetto alla piana del Tevere, e dislocata lungo l’asse di collegamento tra l’Adriatico ed il Tirreno. A Perugia è riconosciuta una “duplicità” di origine, umbra ed etrusca, testimoniata quest’ultima dalle necropoli e dalla cinta muraria ancora visibile a tratti. A partire dal III secolo a.C. la città entrò nell’orbita di Roma e con Ottaviano conobbe una completa riqualificazione, espandendosi fuori dalle mura etrusche. Dopo la caduta dell’Impero romano Perugia fu sconvolta da drammatici fatti bellici: la guerra greco-gotica, l’invasione prima dei Longobardi e poi dei Franchi, i quali ultimi donarono al papa la città con il suo territorio. Da questo momento Perugia entrò all’interno della compagine territoriale e politica che sarà lo Stato della Chiesa. Intanto dentro le mura urbiche si venne formando una élite di cittadini che assunsero funzioni pubbliche in nome del Comune, la “rivoluzionaria” istituzione cittadina, retta prima dal consolato, organo collegiale, sostituito poi dal podestà, funzionario super partes, affiancato dal capitano del popolo dalla metà del Duecento. Il Trecento fu per Perugia un secolo di grandi cambiamenti dal punto di vista istituzionale con la creazione dei Priori che risiedevano nell’omonimo Palazzo, ma fu anche il secolo in cui la città divenne teatro di feroci lotte tra i Raspanti (“popolo grasso”) ed i Beccherini (nobili), talvolta guidati da grandi personaggi come Biordo Michelotti o Braccio Fortebracci, signore dal 1416 al 1424. Dopo la sua morte la città entrò in una fase di marcata soggezione alla Chiesa, temperata dall’influenza della famiglia Baglioni, che dal 1488 fino alla metà del ‘500 godette di grande fortuna. Ma nel 1537 Perugia chiese senza successo al papa il ribasso dell’aliquota sul sale, il rifiuto provocò una forte reazione dei Perugini che insorsero contro Paolo III che dichiarò la città ribelle, la colpì con l’interdetto e inviò truppe al comando del nipote Pierluigi Farnese, il quale subito si insediò in città mettendo immediatamente mano al progetto della Rocca, disegnata da An¬tonio da San Gallo. Il Sei ed il Settecento si caratterizzano come i secoli della stabilizzazione amministrativa dello Stato ecclesiastico, il che determinò un ripiegamento della città su se stessa con forti danni economici. Durante l’avventura giacobina e poi napoleonica la città conobbe una spinta notevole ad uscire dal grigiore del governo pontificio nel quale poi inevitabilmente ricadde dopo l’abdicazione di Napo¬leone e l’arrivo da Roma dei commissari pontifici. Seguirono qui come altrove i movimenti risorgimentali (1833 e 1848) e le Guerre d’Indipendenza, fino al 1860 che fu l’anno della liberazione anche per Perugia, affidata al Commissario Pepoli, che rivitalizzò le attività economiche, mentre si avviava la de¬molizione della Rocca Paolina. Perugia nei decenni dopo l’Unità si presenta come una “città di proprietari agrari” poco interessati ai cambiamenti, che tuttavia si verificarono con la prima Guerra Mondiale e con il dopoguerra carico di tensioni e problemi che sfociarono nel 1921 nella fondazione del primo Fascio di Perugia, cui fece fronte una non ben organizzata opposizione antifascista. La società perugina è stata caratterizzata nel lungo periodo dalla presenza di un ceto forte e coeso di proprietari terrieri, e avviò con diffidenza un’attività industriale, legata comunque all’agricoltura, attività che partì in ritardo rispetto al resto d’Italia. Alla metà del Novecento la zona di Fontivegge vicina alla Stazione diventò il nuovo centro propulsivo della città: qui si insediò la Perugina, e a seguire il Tabacchificio, il Biscottificio Colussi, e non lontano, in zona Santa Lucia, lo stabilimento Luisa Spagnoli. Il centro della città, l’Acropoli abbandonata dalle attività produttive, continuò ad essere sede di attività ricettive legate all’Università italiana e all’Università per Stranieri. Infine nella zona di Fontivegge, liberata dall’occupazione della Perugina che si spostò a S. Sisto negli anni ‘60, vengono portati all’inizio degli anni Novanta gli uffici regionali ed altri centri direzionali, riuniti nel “Broletto”, collegato all’Acropoli dal percorso meccanizzato che passa dentro la Rocca Paolina e dal Minimetró, la metropolitana leggera inaugurata nel 2008.
Maria Grazia Nico

MARTA GARA per FASHION IN TOWN 2009

Io sono una cronista. E sono “giovane”, almeno così dicono i colleghi. Ho 24 anni. E so che altri della mia stessa età scattano e scrivono report da New York. A me è toccata Perugia. Sono una spettatrice non pagante, soddisfatta di poter osservare. Io vedo le scene sempre in movimento, seguo i giovani e le loro differenze. Ho abituato l’occhio alle comunità, le loro scie. Ben attenta ad avvertire se un elemento si distacca ed avanza. Pochi volti che spingono le giornate in direzioni più colorate e animate. Desiderosi di esprimere valori più o meno laici: l’azione teatrale, la cura artistica di un evento, l’offerta di spessore musicale ad un incontro. Inanellate occasioni di svago che fanno apprezzare il gusto del preparato: dal martini bianco davanti al dj al cd acquistato a fine concerto dalle mani del cantautore. In mezzo immagini (girate in digitale) da una generazione di trenta-quarantenni. Sicuramente giovani, anche loro. Ma meno di me. L’età, infatti, abbassandosi, esaurisce la creatività. Mai vista, in vero, da molti. E, come dice il mio direttore, è inutile allora avventurarsi nella loro mente: siamo fatti di un’altra pasta. Si continui il viaggio, contando le iniziative appese all’abaco. È la politica come cambiamento quella che ispira alcuni gruppi di ventenni a spendere tempo per la causa, sotto un partito o un’altra bandiera. L’esito pubblico di tanto impegno sono spesso le feste, rari e caotici luoghi di condivisione. Non dimentichiamo il vasto novero di chi lascia una traccia in sottopelle, aiutando il prossimo. L’età oscilla come un termometro febbricitante d’inverno. Tende ad alzarsi. Senza esiti chiari. E senza bellezza. Si contano questa volta sulle dita gli esempi, a Perugia, di fresca ricerca estetica. Quei guizzi di progettualità per la sola espressione di sé che salvano la mente dal grigiore. Non arrivano alla definizione di collettivi. Figure isolate, piuttosto. Tocchi di autentica innovazione che per esser tale non può dedicarsi ad altri amori. E si perdono in un tessuto flebile, inesistente. Artisti sono del resto abituati alla ricerca estetica che non si appaga a Perugia. Tessuto flebile per chi prova a esprimere l’arte. Una scostante curiosità che non si sofferma, sono questi i giovani (poco cittadini) del capoluogo umbro. Ogni riferimento è alla media naturalmente, e all’impatto sul collettivo. All’invisibile è lasciato tutto il resto.

Andrea Dragoni per FASHION IN TOWN 2009

Annotazioni Perugine

A chi ha l’occasione di visitare il centro storico di Perugia, si svela un’ immagine contemporanea della città che con le sue architetture e i suoi spazi pubblici è riuscita a mantenere intatta quella identità urbana che da sempre impressiona per l’arcaica sontuosità delle sua forma.
Le mutevoli condizioni atmosferiche del cielo che avvolge l’acropoli vengono riflesse e riverberate dalle cortine murate in un gioco ambiguamente doppio, restituendone un’immagine che non appare mai uguale a se stessa, un gioco di grande fascino che istantaneamente disegna un idea di spazio solido e concreto, destinato un attimo dopo a trasformasi in una dimensione leggera e sfuggente. Perugia è in grado di offrire senza artifizi ed inganni una molteplicità di visioni,
una dimensione questa che è propria solo d’identità urbane forti e complesse.

Le incursioni di nuove architetture nel centro della città e la trasformazioni recenti di alcune sue parti è avvenuta con grande sobrietà; come affermava Henry James si può ancora dire di stare
“non esattamente a, ma con Perugia” in questo senso si può leggere ed interpretare anche tutto quello che la buona architettura contemporanea ha realizzato nell’acropoli.
Il minimetrò ed i nuovi sistemi di mobilità alternativa, inevitabilmente gli interventi più rappresentativi di questi ultimi anni, sono opere che rispettano profondamente la città, non tanto perché articolano con essa un dialogo ed un confronto intelligente, quanto perché hanno innescato con Perugia un nuovo rapporto fisico e visivo, rafforzando quella dimensione mentale di città che vive da sempre con chi è nato e ha abitato in questi luoghi.

Andrea Dragoni
Età: 40 anni
Luogo di nascita: Perugia
Perugia è: Un microcosmo che non ti abbandona mai.

presentazione FASHION IN TOWN 2009

“Interrogare lo spazio e definire un luogo significa allora accorgersi del mondo, dare senso alle cose e alla propria esistenza attraverso il riconoscimento di un legame di appartenenza reciproca tra se stessi e i luoghi che ci accolgono”.
(Marcello Archetti “Lo spazio ritrovato. Antropologia della contemporaneità”)

Noi viviamo nelle città, ma sappiamo come esse funzionano, leggere chi e ciò che ci circonda? Cosa conosciamo dei luoghi in cui viviamo? Delle persone con cui ogni giorno ci relazioniamo?

Fashion in Town è un contenitore creativo e simbolico, è un “esploratore” urbano di tendenze, è un omaggio alla città dove viviamo: Perugia.

Fashion in Town è un viaggio alla scoperta di un mondo compiuto insieme a numerose attività commerciali di Perugia con la partecipazione di chi la città la vive e la fa ogni giorno.

A voi tutti grazie.
Sonia Rondini

INCIPIT FASHION IN TOWN 2009